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Il tasso dei posti vacanti in Italia

lavoro_crisi_disoccupazioneTra le priorità del nuovo anno, sicuramente, rilanciare il mercato del lavoro dopo i miglioramenti osservati nel 2015. Ma per comprendere meglio le dinamiche e individuare i punti su cui intervenire è opportuno analizzare i diversi indicatori, al di là cioè dei tassi di occupazione e disoccupazione.
Come spiegava l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana di dicembre 2015, il miglioramento dell’occupazione degli ultimi mesi ha tuttavia subito una battuta d’arresto. Dopo gli incrementi nei mesi estivi, soprattutto ad agosto, sono seguiti i cali di settembre e ottobre. Ma nel terzo trimestre dello scorso anno si è registrata anche una crescita del monte ore lavorate, “concentrata – spiegava l’Istat – prevalentemente nel settore dei servizi, ascrivibile al relativo aumento delle posizioni lavorative”. Inoltre un lieve aumento è stato registrato nel tasso dei posti vacanti.
Il tasso di posti vacanti, nella sua definizione, è il rapporto percentuale fra i posti vacanti e la somma di questi e delle posizioni lavorative occupate. Si tratta di un indicatore molto importante, perché fornisce un’ulteriore chiave di lettura rispetto alla vitalità del mercato del lavoro e lo fa dal lato della domanda, quindi delle imprese.
Di recente l’Eurostat ha diffuso le statistiche relative al tasso dei posti vacanti nell’Unione europea nel terzo trimestre 2015, che risultava essere stabile all’1,7%. Con delle differenze ben marcate, però: Belgio (2,7%), Germania (2,6%) e Gran Bretagna (2,6%) sono i paesi caratterizzati dai tassi più elevati, l’Italia è più indietro con lo 0,6%.
Nel 2014 – si legge nell’annuario statistico dell’Istat – il tasso di posti vacanti medio registrato nell’insieme delle imprese dell’industria e dei servizi è pari allo 0,5%, in altre parole: si rilevano 0,5 posti vacanti ogni cento posizioni lavorative complessive. Il valore è la sintesi dello 0,5% per l’industria e dello 0,6% nei servizi.
I settori maggiormente coinvolti sono quelli all’interno dei servizi, quelli delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento e delle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (all’1,2% e all’1%, rispettivamente), mentre nel comparto dell’industria sono le attività di fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (0,6%) e delle costruzioni (0,6%).
Come era andata, prima? Ce lo ricorda ancora l’Istat: nel 2013 il tasso di posti vacanti era diminuito di 0,1 punti percentuali rispetto al 2012, sia nei servizi nel loro complesso che nei servizi di mercato, mentre tra il 2011 e il 2012 vi erano state diminuzioni rispettivamente di 0,4 e 0,3 punti percentuali. Ad ogni modo, nonostante i miglioramenti che pure si sono osservati nel corso dell’ultimo biennio, il dato italiano resta ben al di sotto di quello medio europeo.

 

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